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10 luglio 2012 2 10 /07 /luglio /2012 09:58

Gradi della Preghiera

 

 

La preghiera è incontro e dialogo con Dio, che si fa sempre più intimo e personale man mano che procediamo nella nostra evoluzione spirituale.

Chiese CristianePer tutti noi è necessaria sempre una riscoperta della preghiera, cioè dobbiamo ogni giorno di più imparare a pregare.

Si prega poco, si prega male e molti aspettano il Culto per pregare.

Sarebbe una benedizione, se tutte le nostre comunità cristiane diventassero autentiche scuole di preghiera. Ritengo che ogni programmazione pastorale dovrebbe sentire l’urgenza di predicare la preghiera.

Il primo passo che ci apre alla preghiera è voler veramente pregare, poi capire con chiarezza qual è l’essenza della preghiera, infine prendere abitudini nuove, costanti e profonde.

Uno degli impedimenti ricorrenti nella preghiera è la distrazione: forse è normale avere delle distrazioni, essere, però, abitualmente distratti è offesa a Dio.

Dobbiamo abituarci al silenzio interiore, cioè a isolarci dalle varie cose, che tessono la vita di ogni giorno, e concentrarci unicamente in Dio. Tuttavia ciò è possibile soltanto quando Dio diventa il nostro interesse supremo.

Sant’Agostino asserisce che Dio preferisce l’abbaiare dei cani ad una lettura distratta dei Salmi.

Se non ci si allena alla concentrazione, avremo una preghiera che non si eleva dal profondo del cuore.

Incontrare Dio è colloquio, è dialogo con Lui e deve dare carattere e colore a tutta la nostra giornata e a tutte le nostre azioni.

La preghiera non deve essere vista come un dovere ma un bisogno, una necessità, un dono, una gioia, un riposo.

Quando Gesù ci ha insegnato a pregare, ha detto una cosa affascinante:

“Quando pregate, dite: Padre” .

Gesù in pratica ci ha spiegato che pregare è entrare in rapporto affettuoso e filiale con Dio.

 Pregare è incontrare Dio da figli.

Questa è la prima tappa nel cammino della preghiera:

         Incontrare Dio, come figli.

Incontrato Dio come nostro Padre, bisogna imparare ad ascoltare la sua voce e quello che vuole proporci per la nostra vita.

Nella preghiera non è tanto importante quello che noi abbiamo da dire a Dio quanto quello che Dio ha da dire a noi.

Ascoltare (in ebraico “shemà”), possiamo dire che è il verbo chiave di tutta la Bibbia; questa parola è ripetuta 1100 volte nell’Antico Testamento e 445 volte nel Nuovo Testamento.

Se la preghiera non ci conducesse all’ascolto, noi resteremmo sempre alla periferia della preghiera.

L’ascolto è la ricerca umile, fiduciosa della luce, che sola può venire da Dio.

Un mistico dei nostri tempi ha lasciato scritto:

§         Quando due persone si ascoltano, si amano.

§         Quando due persone si amano,  si ascoltano.

§         Quando noi amiamo Dio, Lo ascoltiamo.

§         Quando Lo ascoltiamo, Lo amiamo.

 Abbiamo tre strade maestre, che ci conducono all’ascolto, sono:

                                                                           La parola di Dio.

                                                                           La nostra coscienza.

                                                                           Gli avvenimenti.

La prima via dell’ascolto, com’è ovvio, è la “Parola di Dio”.

Il Card. Martini, noto biblista, soleva ripetere: “Può essere che un cristiano non abbia tempo di leggere un libro, non abbia tempo di leggere un giornale, non abbia tempo di vedere la televisione, ma non è concepibile che non trovi il tempo per leggere la parola di Dio”.

Sarà pure inconcepibile … Nondimeno i cristiani, nella stragrande maggioranza, trovano il tempo per tutto, eccetto che per leggere la Bibbia!

Che non sia questa la ragione, per cui il Cristianesimo sia vissuto solo in superficie e non offra quella serenità, gioia ed amore, di cui la fede è donatrice, quando penetra il cuore e trasforma la vita?

Altra via dell’ascolto è la nostra coscienza.

Tuttavia la coscienza parla, se io sono capace di stimolarla.

Ad esempio, ponendomi delle domande come queste:

Signore sei contento della mia carità?

Sei contento di come mi comporto con la mia famiglia, con i miei amici?

O con le persone noiose?

Signore che cosa non approvi in me?

Che cosa desideri da me?......

Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta!”

La terza via dell’ascolto sono gli avvenimenti.

Ogni cosa, che mi accade nella vita sia voluta da me, sia sopportata o permessa o causata da me, triste o piacevole, racchiude un messaggio da parte del Signore, a me il compito di scoprirlo o interpretarlo ed accettarlo.

Signore dammi una sensibilità,

che sappia andare incontro ai cuori.

Signore liberami dall’egoismo,

perché ti possa servire,

perché ti possa amare,

perché ti possa ascoltare

in ogni fratello che mi fai incontrare.

Dall’ascolto nasce la nostra risposta a Dio, la quale si concretizza nell’obbedienza e nell’azione fino a maturare delle decisioni profonde, che donano all’esistenza il vero volto cristiano.

Il vertice di un ascolto attento e maturato nel silenzio è la preghiera del cuore; 

                                                                                         

Dobbiamo imparare, guidati dal maestro interiore, lo Spirito Santo, la preghiera interiore.

La preghiera interiore è come una tenue musica, che sorge dal cuore ed illumina, trasfigurandola, l’intera nostra persona.

La preghiera del cuore tende alla preghiera della santità, cioè a fare della nostra vita il capolavoro di Dio nell’adesione costante e perfetta alla sua volontà.

Ricordo mia nonna, una vita di lavoro indefesso e tribolata;  restata vedova a ventitre anni con tre figli. Quando finalmente avrebbe potuto riposarsi, muore una delle figlie, mia madre, e la nonna si ritrova con me da mantenere ed educare. Ogni mattina alle cinque e trenta è presente al mattutino delle monache e alle sette in punto inizia la sua giornata di lavoro. Mai un lamento è sorto dalle sue labbra, ma un’unica invocazione:

“Si faccia, o Dio, la tua volontà!”

Possiamo, volendo, parafrasare questa invocazione fondamentale dell’atteggiamento cristiano, così:

Padre buono che Ti contemplo nell’alto dei cieli,

in quanto ti riconosco mio Creatore.

Voglio essere la tua gioia in questo momento,

come in tutti momenti importanti o consueti

di questo giorno e di tutti i miei giorni fino all’eternità beata.

Nel compiere la sua volontà diventiamo gioia per Dio. Perché esprimiamo così il nostro amore per Lui.

Ogni preghiera in definitiva è un atto di amore a Dio.

Se lo esaminiamo con attenzione il “Padre nostro”, questa preghiera tipo, insegnataci da Gesù, è un compendio di sette atti d’amore. Anche quando chiediamo che Dio provveda il pane quotidiano, lo facciamo al plurale e certamente non lo chiediamo per noi, ne abbiamo anche troppo, molti siamo obesi; lo chiediamo per tutti coloro che non ne hanno a sufficienza: quanta gente muore di fame! Questa richiesta diventa, allora, anch’essa un atto di fratellanza, un atto d’amore.

Il percorso spirituale, al quale abbiamo accennato nelle pagine che precedono, possiamo riviverlo in quei gradi della preghiera che i maestri di spiritualità ci propongono quali modalità per comunicare con Dio e stabilire un rapporto con Lui.

Il primo e più immediato grado della preghiera è quello che in genere viene indicato come PREGHIERA VOCALE. In essa re3citiamo parole e frasi, che possono essere spontanee o selezionate dalla Bibbia.

È necessario, nondimeno, che l’orazione1 sia accompagnata da una motivazione interiore, affinché le parole non siano declamate superficialmente, ma siano assimilate così intimamente da essere davvero espressione dei nostri sentimenti.

 Dobbiamo notare che la preghiera sia essa recitazione personale, nella propria stanza, sia corale, in chiesa, può sfociare d’improvviso in uno stato contemplativo nella coscienza della presenza di Dio; poiché lo stato di preghiera, in quanto tale, è apparizione[2] davanti a Dio ed entrata effettiva nel modo di essere delle potenze spirituali, che non cessano mai d’inneggiare e lodare l’altissimo Signore del cielo e della terra.

Dunque, se l’uomo si dispone alla preghiera vocale con cuore contrito, umile nell’adorazione e con il sentimento vivo di adorazione di fronte alla Santissima Trinità, fin dal momento in cui apre se stesso alla lode, egli diventa capace ad entrare nella contemplazione dei divini misteri; allora la sua preghiera è come impregnata di calore e di purezza ed un’indicibile felicità conquista il suo cuore.

Ciò non significa che ogni preghiera vocale deve trasformarsi in preghiera contemplativa, in quanto essa già costituisce per sé un grado particolare, che possiede il proprio valore nel servizio divino e la propria efficacia nella vita spirituale dell’uomo.

 

Il secondo grado della preghiera è la meditazione che possiamo definire come un intrattenimento con Dio, in cui l’uomo fa memoria delle opere di Dio verso le sue creature e si mette a nudo davanti a Lui; si pente dei suoi peccati e delle sue mancanze; testimonia la propria gratitudine; e decide di orientare la propria condotta, unicamente  in base alla volontà di Dio.

Possiamo affermare che la meditazione è la chiave di tutte le grazie; essa conferisce a chi la pratica con assiduità e fervore pensieri, linguaggio e sentimenti evangelici.

La meditazione, attraverso la ripetizione fedele ed amorosa dei versetti della S. Scrittura, è in grado di radicare la Parola nelle profondità dell’essere, tanto che l’uomo diventa tempio del Verbo divino.

Le stesse preghiere spontanee allora avranno un puro sapore evangelico, perché provengono da un cuore traboccante della Parola di Dio.

Si può constatare, inoltre, che la perseveranza nella meditazione della Sacra Bibbia si traduce sempre in un’infusione nel cuore di vita vera; perché         la Parola del Signore è spirito e vita.

Terzo grado della preghiera è la contemplazione, qui la preghiera entra in uno stato di concentrazione non soltanto in rapporto al soggetto meditato, ma anche in rapporto all’uomo stesso: sotto il potente influsso dell’amore egli si viene a trovare in un’attività spirituale intensa, i sensi controllati, la volontà incentrata su Dio ed il cuore spiritualmente pronto ad accettare ogni mozione dello Spirito Santo.

A questo punto la preghiera è così compenetrata dal Divino e va al di là delle possibilità umane e volontarie, tanto che è difficile continuare a parlare di preghiera, sarebbe meglio parlare di “grazia della preghiera”.

All’inizio questo grado può sembrare particolarmente elevato da raggiungere, ma fin dal momento in cui l’uomo riceve la grazia di accedervi, vi si abitua, se così si può dire; e tale stato gli diventa facile, naturale e accessibile a motivo dell’opera dello Spirito Santo.

Per rimanere a tale livello di spiritualità all’uomo viene chiesto soltanto di restare costantemente in accordo con il volere di Dio nella semplicità e nella purezza del cuore, nel distacco dalle preoccupazioni e dai pensieri terreni e nella capacità di osservare i comandamenti e l’insegnamento spirituale.

È necessario, inoltre, comprendere che non esistono predisposizioni che possano conferire all’uomo il diritto a raggiungere questo elevato grado di preghiera, in quanto esso è puro dono di Dio che il Signore però desidera concederlo a tutti coloro che lo cercano con cuore puro e  con sincerità; unica condizione l’aver rotto definitivamente con l’attaccamento al peccato: ricerca  del male e ricerca di Dio non possono coesistere.

Semplificando, potremmo scoprire i tre generi della preghiera, che abbiamo cercato di esporre, nelle parole di Gesù: “Chiedete e vi sarà dato” è la preghiera vocale, “Cercate e troverete” è la meditazione, “Bussate e vi sarà aperto” è la contemplazione o il punto d’arrivo.

Per concludere ricordiamo che ogni volta che facciamo un passo nella vita spirituale, nella preghiera, ci sentiamo quasi impotenti ad andare oltre e ciò sarebbe vero, se il progresso spirituale dipendesse da noi, invece esso è pura grazia divina.

L’atteggiamento giusto allora è quello dell’atleta che vuole superare sempre le proprie capacità agonistiche e noi siamo sicuri di farcela, perché all’amore di Dio nulla è impossibile e Lui ci ha mostrato il traguardo: la sua stessa perfezione!

Data l’importanza ed una certa difficoltà di assimilare questi gradi della preghiera, nei due capitoli che seguono tratteremo specificatamente della Meditazione e della Contemplazione.



[1] Con il termine orazione s’intende la preghiera vocale. Viene dal latino: os, oris=bocca. Non è necessario che nella preghiera vocale le parole debbano essere sempre pronunciate, resta tale, anche se vengano solo concepite nella mente.

[2] Nella preghiera, in genere, non è Dio che ci appare, ma siamo noi ad apparire davanti a Lui, ci poniamo alla sua presenza ed entriamo nella sfera degli angeli.

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  • Sono vissuto per molti anni in Turchia, per cui oltre al cristianesimo ho anche una conoscenza della religione musulmana ne amo soprattutto la spiritualità, il sufismo.
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