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5 agosto 2013 1 05 /08 /agosto /2013 10:19

Prefazione

 

Alcuni antichi scrittori ecclesiastici, parlando della preghiera, affermano che essa è arte.

La preghiera è un’espressione artistica, la quale non ha per oggetto delle forme o dei suoni ma Dio: l’Invisibile, l’Inafferrabile.

 Posso riprodurre un tramonto nella maniera più perfetta, nei minimi particolari, senza per questo fare arte, parimenti posso dire di Dio le sue qualità, la sua essenza, senza per questo pregare.

Faccio arte, quando riesco a trasmettere sulla tela le mie emozioni e le trasmetto così vive da suscitare emozioni a chi nei secoli contemplerà il mio quadro.

Prego, nel momento in cui le qualità di Dio, la sua ineffabile essenza si traducono nella sublimità dell’Amore, addivenendo somma emotività.

 

Non potrò mai avere il privilegio di pregare, di conoscere quest’arte sublime finché ripongo me stesso al centro del mondo. Pregare è innanzi tutto riconoscere Dio, come un sole, al centro del mio universo spirituale; è avvicinarmi a Lui anche nel senso di accoglierlo, di lasciarmi conquistare, tanto che la mia stessa volontà umana viene a coincidere con la sua divina volontà. Ed è allora ch’Egli esaudirà ogni mia richiesta.

 

Il teologo Badenas ci propone l’impatto “casuale” di un giovane apostolo con Gesù che pregava:

 

Gesù in preghiera Sì, Gesù era lì. E pregava.

L’intruso si fermò come paralizzato senza poter reagire né muoversi.

Il sentimento di una presenza, che lo pervadeva completamente, lo aveva sorpreso. Non poteva sottrarsi a essa né smettere di fissare, nei suoi occhi, la scena.

Era come se il tempo si fosse fermato in quegli occhi chiusi, trattenuto fra quelle rocce e sospeso al filo dell’eternità.

L’espressione di Gesù lo aveva magnetizzato. Si sarebbe detto che guardasse dentro di sé, concentrato su qualcosa che sembrava riempire l’intero suo essere. Non c’era, tuttavia, nessuna tensione nei suoi gesti.

Era evidente che Gesù era in contatto con Qualcuno, che Gli donava forza, energia, potere…Vita.

Il giovane ebbe un tremito. Quel luogo solitario, solcato dagli improvvisi voli di uccelli, era abitato da Qualcuno immensamente grande…

 

Nel corso della sua vita con Gesù, quell’apostolo avrebbe appreso che nella vita religiosa si può rinunciare ad alcuni aspetti rituali, ma che occorre sempre cogliere l’essenza della spiritualità, qualcosa che si può conservare anche nella solitudine più profonda, in carcere, quando non puoi contare su niente e su nessuno, quando in definitiva, puoi fare a meno di tutto tranne che della preghiera, vero cibo dell'anima.

                                            (Incontri con Cristo, pp. 57, 58).

 

Quel giovane apostolo aveva contemplato la sublime opera d’arte segnata sul volto di Gesù che pregava. Era un quadro suggestivo, perfetto nelle sue forme, carico di un’espressività che coinvolgeva. Armoniosa visione, che, commuovendo, elevava il pensiero. Musica invisibile, inafferrabile, impalpabile, che inebriava lo spirito.

  

La preghiera, arte spirituale che, meglio d’ogni altra attività umana,

ci avvicina a Dio e ci mette in sintonia con Lui.

 

Per apprendere l’arte della preghiera ci vuole tanta umiltà. Non siamo nati uomini di preghiera. La possibilità di saper pregare è condizionata alla nostra volontà di conoscere e assaporare l’amicizia di Dio.

La preghiera può essere spontanea nella misura in cui io mi lascio cambiare, trasformare dallo Spirito. Occorre che lo Spirito Santo faccia “breccia” nel nostro cuore, affinché nasca una sinfonia tra noi e Dio, un incontro d’amore.

 

Leggiamo un brano del Cantico dei Cantici, lasciandoci immergere nel suo incanto scopriremo che cosa meravigliosa noi siamo agli occhi di Dio:

 

amiciziaeq6"Sposa mia, le tue labbra stillano miele, 

 miele e latte sotto la tua lingua:

 l’odore delle tue vesti

 è come l’odore del Libano.

 O mia sorella, o sposa mia,

tu sei un giardino serrato,

una sorgente chiusa, una fonte sigillata.

I tuoi germogli sono un giardino di melagrani

e di alberi di frutti deliziosi

             ………………………………………

 

Tu sei una fontana di giardino,

una sorgente d’acqua viva,

un ruscello che scende giù dal Libano.

Sorgi, vento del nord, e vieni, vento del sud!

Soffiate sul mio giardino,

perché se ne spandano gli aromi!”

                  (Cantico dei Cantici  4: 12 - 16).

 

 

 

Nel libro di Isaia ci viene descritto, ancora più chiaramente, il forte desiderio che il Signore-Iddio ha di possedere il suo popolo nell’amore:

 

 

mano dell'uomo nella mano di Dio “Sarai una magnifica corona

      nella mano del Signore,

          un diadema regale

        nella palma del tuo Dio.

       Nessuno ti chiamerà più

             “abbandonata”,

     né la tua terra sarà più detta

               “devastata”,

       ma tu sarai chiamata

       “mio compiacimento”

             e la tua terra

                “sposata”,

    perché si compiacerà di te

                il Signore

  e la tua terra avrà uno sposo.

          Sì, come un giovane

             sposa una vergine,

  così ti sposerà il tuo Creatore;

       come gioisce lo sposo

             per la sposa,

      così per te gioirà il tuo Dio”.

                        (Isaia  62:  3 - 5).

 

 

È solo in questo straordinario incontro d’amore fra la nostra e la Sua vita

che nascerà spontaneamente una preghiera vera.

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  • Sono vissuto per molti anni in Turchia, per cui oltre al cristianesimo ho anche una conoscenza della religione musulmana ne amo soprattutto la spiritualità, il sufismo.
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