La Bibbia ci insegna:
“Pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito,
con ogni preghiera e supplica;
vegliate a questo scopo con ogni perseveranza.
Pregate per tutti i santi” (Efesini 6: 18).
“Non angustiatevi di nulla,
ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio
in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti” (Filippesi 4: 6).
Le preghiere possono assumere diverse forme a seconda delle circostanze:
Domanda - è la preghiera nella quale esponiamo a Dio
ciò che vogliamo che Egli faccia per noi.
La domanda del perdono è il primo moto della preghiera di domanda. Essa è preliminare ad una preghiera giusta e pura.
La domanda cristiana è imperniata sul desiderio e sulla ricerca del Regno:
“Venga il tuo Regno”
È necessario accoglierlo in noi per cooperare al suo avvento.
Quando si accoglie in noi l’amore salvifico di Dio nell’attesa, nella preghiera e nella predicazione del Regno, si comprende come ogni necessità possa diventare oggetto di domanda.
Nella domanda, infatti, noi esprimiamo la coscienza della nostra relazione con Dio: in quanto creature, non siamo noi il nostro principio, né siamo padroni delle avversità, né siamo il nostro ultimo fine.
Inoltre, essendo peccatori, noi ci allontaniamo da Dio e il domandare è già un ritorno a Lui.
Cristo che tutto ha assunto al fine di tutto redimere, è glorificato dalle domande che noi rivolgiamo al Padre nel suo nome.
Supplica - è una preghiera ardente ed insistente,
espressa nella consapevolezza che Colui al quale
la presentiamo è potente ed è il Solo in grado di rispondervi.
Nella supplica è implicita l’istanza dell’urgente necessità di ricevere la cosa che viene richiesta. Sebbene l’orante deve sempre porsi in un atteggiamento di umiltà e sottomissione alla volontà di Dio.
“O mio Dio, inclina il tuo orecchio
e ascolta!
Apri gli occhi
e guarda la nostra desolazione,
guarda la città
sulla quale è invocato il tuo nome;
poiché ti supplichiamo,
fondandoci non sulla nostra giustizia,
ma sulla tua grande misericordia”
(Daniele 9: 18).
“Io ho detto al Signore: Tu sei il mio Dio!
Porgi l’orecchio, o Signore,
al grido delle mie suppliche” (Salmo 140: 6).
A Paolo l’intero universo appariva come un grande campo di battaglia, dove i credenti avrebbero dovuto combattere costumi empi, l’attitudine al peccato e l’invisibile ma potente rete del Male:
“Pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito,
con ogni preghiera e supplica;
vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi,
e anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente,
per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo” (Efesini 6: 18, 19).
Implorazione - è una preghiera nella quale esprimiamo a Dio
il nostro dolore.
Anna, la futura madre di Samuele,
esprime a Dio la sua afflizione:
“L’eccesso del mio dolore e della mia tristezza,
mi ha fatto parlare fino ad ora” (1 Samuele 1: 16).
Nei Salmi sono innumerevoli le implorazioni:
“Dammi ascolto e rispondimi;
mi lamento senza posa e gemo” (Salmo 55: 2).
“Signore, ascolta la mia preghiera
e giunga fino a Te la mia implorazione!” (Salmo 102: 1ss).
Sospiro - l’uomo si pone di fronte a Dio
in un momento di grave difficoltà ed angoscia.
L’intensità della sofferenza può impedire al credente
di esprimere le sue richieste, ma i sospiri che egli fa salire a Dio
in tali circostanze sono egualmente uditi ed accolti
dalla bontà del Signore.
“Non nascondere il tuo orecchio al mio sospiro” (Lamentazioni 3: 56).
Di natura diversa è il sospiro della creazione, presentato da Paolo:
“Tutta la creazione geme insieme ed è in travaglio;
non solo essa, ma anche noi…
gemiamo dentro di noi aspettando…” (Romani 8: 22, 23).
Grido - appello urgente col quale si richiede un soccorso immediato.
Chi grida, se è sano di mente, vuole che la sua richiesta venga udita ed esaudita. L’orante sa che una richiesta rivolta a Dio non c’è bisogno che venga gridata, perché Dio vede nelle viscere dei nostri desideri e delle nostre necessità. Pur nondimeno grida, in quanto nel suo grido dà sfogo alla sua ansia ed a tutta la sua impellente sofferenza.
“Io ho gridato al Signore,
dal fondo della mia angoscia
ed Egli mi ha risposto” (Giona 2: 3).
“O Signore, io grido a te da luoghi profondi!
Signore, ascolta il mio grido;
siano le tue orecchie attente al mio grido d’aiuto!” (Salmo 130: 1, 2).
“Dio mio, io grido di giorno, ma tu non rispondi,
e anche di notte senza interruzione” (Salmo: 22: 2).
Il grido di Gesù sulla croce racchiude le grida di tanti uomini e donne che sono oppressi e crocifissi, inchiodati alla croce del loro vivere quotidiano: vita senza luce e senza speranza ed alzano come il Cristo gli occhi al Cielo, cercando lì, nel cuore del Padre, una parola di conforto e di liberazione.
Intercessione - chiedere in favore di un altro o di altri, è la prerogativa
di un cuore in sintonia con la misericordia di Gesù.
La contemplazione dell’intercessione celeste di Cristo ci conduce ad afferrare meglio il significato complessivo della sua preghiera: essa costituisce la sua risposta religiosa al Padre e deve essere vista come un aspetto della sua funzione sacerdotale. Non si può separare il servizio di preghiera dall’ufficio propriamente sacerdotale del Cristo, mediante il quale Egli si offre in sacrificio al Padre sulla croce.
La lettera agli Ebrei connette le preghiere e le suppliche di Cristo con il fatto che Egli viene esaudito, come sommo sacerdote e vittima, a motivo della sua pietà ed obbedienza. Inoltre chiarisce assai bene il ruolo celeste che il Signore esercita in nostro favore, come intercessore:
“E poiché Gesù era sempre stato fedele
al Padre, Dio lo ascolta.
Benché fosse il Figlio di Dio,
tuttavia esercitò l’obbedienza
in quello che dovette patire.
Dopo essere stato reso perfetto [aver raggiunto la pienezza della sua missione],
Egli è diventato causa di salvezza eterna
per tutti coloro che si affidano a Lui.
Infatti, Dio lo ha proclamato sommo sacerdote alla maniera di Melchisedek”
(Ebrei 5: 7-10).
“Perciò Egli può salvare perfettamente
quelli che per mezzo di Lui
si avvicinano a Dio,
dal momento che vive sempre
per intercedere per loro” (Ebrei 7: 25).
La lettera ai Romani ribadisce, anche se in una formulazione diversa, lo stesso concetto:
“Chi li (gli eletti) condannerà?
Cristo Gesù è Colui che è morto e, ancor più, è risuscitato,
sta alla destra di Dio e intercede per noi” (Romani 8: 34).
L’intercessione dei Cristiani partecipa a quella di Cristo e non conosce frontiere:
“Per tutti gli uomini…,
per tutti quelli che stanno al potere” (1 Timoteo 2: 1).
“Per coloro che perseguitano” (Romani 12: 14).
“Per la salvezza di coloro che rifiutano il Vangelo” (Romani 10: 1).